- Premessa
- Lo “schema Ponzi” e le criptovalute
- Conclusioni
Premessa
Negli ultimi due anni svariati clienti delle province di Macerata, Ancona e Fermo si sono rivolti al nostro studio legale perché truffati da sedicenti broker o inesistenti società di investimento, anche con nomi altisonanti, che avevano promesso loro importanti guadagni a breve termine in investimenti o “sistemi” che poi si sono rivelati inesistenti e truffaldini.
La truffa è stata realizzata anche con l’utilizzo di nomi di grandi società/marchi realmente esistenti che venivano, a loro insaputa e all’insaputa degli ignari clienti, utilizzate per promuovere un investimento o proporre un lavoro da remoto, retribuito non in moneta corrente ma in criptovaluta (da ultima la truffa SHEIN).
In tutti i casi sopra i truffatori si sono serviti del cosiddetto “schema Ponzi”, un modello truffaldino che prende il nome dal suo ideatore Carlo Ponzi, considerato uno dei più grandi truffatori della storia americana. Lo schema promette guadagni molto remunerativi su finti investimenti o un finto lavoro di recensioni di prodotti.
Per i pericoli di truffa nel trading online, quando si opera in “Forex”, come riconoscere le truffe in criptovalute o gli investimenti con finti promotori finanziari, si possono leggere i miei precedenti articoli, ai link qui sotto:
Trading online: attenzione alla truffa “Forex”
Criptovalute: come riconoscere le truffe
Investimenti con finti promotori finanziari
Lo “schema Ponzi” e le criptovalute
Lo “schema Ponzi” si articola necessariamente in più fasi.
Nella prima fase il cliente/truffato viene contattato da un sedicente investitore direttamente (sui social o via whatsApp) o indirettamente (cliccando su una pubblicità sui social) che gli promette un investimento, all’inizio di importo molto contenuto, con un rendimento alto in pochissimi giorni, al massimo una settimana.
In genere, tale investimento va a buon fine e il cliente/truffato si vede accreditare/restituire quasi tutta la somma iniziale investita.
Questo crea fiducia nel cliente truffato, inducendolo a credere che il sistema/investimento realmente funzioni e portandolo a investire altre somme, questa volta di importo maggiore.
Gli ulteriori investimenti fruttano soldi che sono, però, accreditati in un wallet di criptovalute. Il wallet segna sempre un saldo positivo, ma per essere riscattato/ritirato ha bisogno di pagamenti del cliente/truffato, in moneta corrente.
Qui scattano i primi “problemi”: una volta effettuato il primo pagamento (dovuto a tasse, spese per “verifiche sull’Iban”, richieste di cambio…) non si riesce a riscattare/ritirare il denaro, ma arrivano nuove richieste di pagamenti, presentate sempre come ultime e definitive, via via sempre più pressanti. Naturalmente, le somme/tasse/verifiche non possono essere detratte dalle somme presenti sul wallet, ma devono essere bonificate dal cliente/truffato, con la promessa di un successivo ri-accredito. Cosa che non avverrà mai, facendo entrare il cliente/truffato in un vortice di richieste continue di pagamento.
I guadagni che inizialmente sono stati accreditati al cliente/truffato hanno il solo scopo di indurlo a investire di più e derivano esclusivamente dai pagamenti dei nuovi clienti/truffati, non certo da attività finanziarie. Lo schema è destinato quindi a finire/fallire/essere scoperto dato che i soldi “investiti” non danno alcuna vera rendita né interesse, e necessita sempre di nuovi clienti/truffati disposti a investire per coprire le perdite.
Conclusioni
Occorrebbe sempre diffidare quando qualcuno che non si conosce promette lauti guadagni in poco tempo sfruttando fantomatiche formule matematiche. I truffatori sono, però, molto abili e sfruttano metodi ingegnosi certe volte difficili da smascherare a primo impatto.
Se si è incappati in una situazione simile, il consiglio è quello di denunciare subito l’accaduto all’autorità giudiziaria, anche rivolgendosi a un legale.
Scritto e pubblicato da avv. Michela Paolini | 6 novembre 2024