Bitcoin: ultimo squillo?

Premessa

Considerazioni

Prime regolamentazioni

Conclusioni

Premessa

Il 30 novembre esce sul blog della BCE (Banca Centrale Europea) un articolo, dove con un linguaggio abbastanza duro, Ulrich Bindseil, direttore generale della divisione Market Infrastructure and Payments della BCE, e Juergen Schaaf, analista BCE, analizzano la situazione attuale dei bitcoin.

Sostengono che il valore del Bitcoin aveva raggiunto il picco di 69.000 $ alla fine del 2021 prima di scendere a 17.000 $ a metà giugno 2022, per poi oscillare mediamente sui 20.000 $.

Affermano quindi che “per i sostenitori dei bitcoin, l’apparente stabilizzazione segnala una pausa sulla strada verso nuove vette. Più probabilmente, tuttavia, si tratta di un ultimo sussulto indotto artificialmente prima della strada verso l’irrilevanza”.

Siamo davvero, come sostengono Bindseil e Schaaf ai titoli di coda?

Considerazioni

Bindseil e Schaaf, dopo questa breve premessa, si avviano sulla strada delle considerazioni pratiche riguardo all’attuale uso dei bitcoin sul mercato.

Sostengono che i Bitcoin, come mezzo di pagamento, sono abbastanza discutibili: le loro transazioni sono lente e costose. A riprova di ciò, affermano, che non sono mai stati utilizzati in maniera significativa nel mondo reale.

Affondano poi il colpo sostenendo che i Bitcoin non sono neanche adatti come investimento, infatti “non genera flussi di cassa (come gli immobili) o dividendi (come le azioni), non può essere utilizzato in modo produttivo (come le materie prime) o fornire benefici sociali (come l’oro)”.

Concludono con quello che sembra davvero un giudizio tranchant “la valutazione di mercato di Bitcoin si basa quindi esclusivamente sulla speculazione”.

Prime regolamentazioni

Neanche le prime regolamentazioni, approntate dai vari Stati, sono analizzate con occhio benevolo: giudicano la legislazione, negli ultimi anni, troppo lenta e la sua attuazione spesso in ritardo.

Inoltre, le diverse giurisdizioni non procedono allo stesso ritmo: mentre l’UE ha concordato un pacchetto normativo completo con il Markets in Crypto-Assets (MiCA), negli Stati Uniti non vi sono ancora regole chiare.

Mettono quindi in guardia gli operatori del sistema: una regolamentazione, più o meno completa, può indurre gli investitori a pensare che ci sia un certo consenso verso i Bitcoin.

La conclusione che traggono i due autori alla fine del loro articolo è molto chiara: i Bitcoin non sono adatti né come sistema di pagamento né come forma di investimento, con la conseguenza che non dovrebbero essere normati.

Fanno poi una sorta di monito al settore finanziario: nonostante i profitti a breve termine, l’impatto negativo sui clienti e il conseguente danno reputazionale all’intero settore potrebbe essere enorme, una volta che gli investitori inizieranno a subire perdite importanti.

Conclusioni

Siamo davvero all’ultimo atto, come titola il blog della BCE, per i Bitcoin?

Davvero stanno scivolando sulla strada dell’irrilevanza?

Ricordiamo che dal 23 marzo diventa applicabile agli Stati UE il regolamento 2022/858 in merito alle infrastrutture di mercato basate sulla tecnologia a registro distribuito (Distributed Ledger Technology – DLT) per la gestione dei crypto-assets.

Per quanto riguarda invece il MiCA (Markets in Crypto Assets) la votazione che doveva esserci questo mese è slittata ad aprile. Il ritardo sarebbe dovuto alla difficoltà di tradurre il documento nelle 24 lingue ufficiali dell’UE.

Il nostro studio legale, sempre interessato alla materia, continuerà a seguire la vicenda e tenervi aggiornati.

Scritto e pubblicato da avv. Michela Paolini | 8 febbraio 2023